ERF, il cavallo di Troia che ci ha regalato l’UE e che
i nostri parlamentari saranno costretti ad accettare subito dopo le elezioni.
Dopo fiscal compact e MES, la morsa sui Paesi con il debito pubblico più alto
sarà completata con l’ERF (European Redempsion Fund)
Di Bruno Bral
Però, la carenza maggiore
di questo disegno di unificazione europea l’abbiamo nella BCE. La BCE non può,
per statuto, comprare sul mercato primario i titoli sovrani. Questo fatto ha
scatenato una speculazione finanziaria verso i Paesi che avevano la peggiore
situazione di bilancio pubblico. L’Italia, oltre a non poter più svalutare la
propria moneta per dare ossigeno all’economia si è trovata di fronte anche alla
necessità di pagare il servizio del debito in misura enormemente superiore
rispetto alla Germania, ed anche rispetto ad altri Paesi più virtuosi. Il
risultato è stato che di fatto, i Trattati Europei, hanno penalizzato tutti i
Paesi dell’area del Mediterraneo ed avvantaggiato enormemente la Germania. Si
sono cercate delle soluzioni. La più logica sarebbe stata quella degli
Eurobonds, cioè di obbligazioni garantite dall’intera Europa che avrebbero
“uniformato” il costo dell’indebitamento per tutti i Paesi che ne facevano
parte. La Germania non è stata d’accordo per due semplici motivi: 1°) la
situazione più sarebbe durata e più avrebbe rafforzato l’economia eutonica a
discapito delle dirette concorrenti europee (Italia in primis), 2°) non voleva
assurgere a garante di Paesi di cui non si fidava, e per i quali non era
disposta a rinunciare neanche ad un minimo del proprio standard qualitativo di
vita. In parole povere la Germania si è presa tutti i vantaggi
dell’appartenenza all’UE e non si è voluta sobbarcare nessun svantaggio,
neanche ipotetico! Lo strapotere degli organi sovranazionali, condizionati
soprattutto dalla volontà della Germania, li ha spinti a proporre, e poi legiferare,
l’ennesimo provvedimento capestro: l’ERF. L’ERF (European Redemption Fund) è
stato approvato dal Parlamento Europeo il 13 Giugno 2012 attraverso 2
risoluzioni. La prima risoluzione, denominata Gauzes, è stata approvata con il
73% dei voti favorevoli ed ha stabilito che ci sarà “l’assoggettamento a tutela
giuridica di uno Stato membro (a partire dal 2017)” nei confronti di quegli
Stati che non riusciranno a rientrare di quel surplus eccedente il 60% di
debito pubblico deciso nel Trattato di Maastricht, con misure quali “prelievo
forzoso di parte cospicua del gettito erariale” e altre politiche impositive!
No, non avete capito male: si tratta di vero e proprio “commissariamento”! La
seconda risoluzione, chiamata Ferreira, approvata con il 74% dei voti favorevoli,
è ancora più sconcertante: gli Stati che dovranno riportare il loro debito al
60% del PIL avranno 25 anni per farlo. La modalità di rimborso prevederà il
trasferimento” degli importi debitori superiori al 60% del PIL ad un apposito
Fondo (ERF) nell’arco di un periodo di avviamento di 5 anni”. E’ chiaro che gli
Stati interessati dovranno attuare politiche di consolidamento del debito molto
rigide, ed attuare idonee riforme strutturali, per raggiungere l’obiettivo
(leggasi: smantellare il welfare e vendere pezzi di patrimonio pubblico). Continua la
risoluzione: “dovranno altresì costituire garanzie
per coprire adeguatamente i prestiti concessi dall’ERF”! Uscendo dalla
terminologia troppo tecnica dei burocrati di Bruxelles, cosa comporterebbero
queste 2 risoluzioni? Facciamo il caso dell’Italia: l’Italia parteciperebbe a
questo fondo con una quota di oltre 950 miliardi di euro (cifra che ci
permetterebbe di riportare il debito pubblico al 60% del PIL). Per coprire
questa cifra il nostro Paese, a garanzia
della restituzione in 25 anni di capitale ed interessi, dovrebbe cedere una frazione più o meno cospicua
del suo gettito erariale, vendere una parte del patrimonio pubblico e dare in pegno la propria riserva aurea e di
valuta estera! Questo significa che, non ottemperare agli impegni (e sarà
molto difficile farlo, Grecia docet), implicherà perdere i migliori asset
patrimoniali del Paese! Ci sono anche dei vantaggi: certamente lo Stato pagherà
un interesse minore di quanto faccia oggi su quei 950 miliardi di debito
pubblico, ma non saranno tollerati sbagli né deroghe. Insomma, avremo una spada
di Damocle sopra la testa per tanti anni. In Italia questi provvedimenti non
sono stati ancora ratificati.
Lo saranno dopo le elezioni. Chiunque le vinca.
Anche il Parlamento è stato svuotato della propria sovranità. Mi chiedo: fiscal
compact, MES, ERF era ciò che ci aspettavamo dall’UE? Siamo cosi sicuri che
questi provvedimenti siano per il bene
del popolo? Quali risultati
avrebbe oggi un referendum che chiedesse ai cittadini, non solo italiani, ma
anche dei Paesi del Mediterraneo, se voler rimanere od uscire dall’UE? Perché
non si dice chiaramente che ci aspettano non 2 o 5 o 10 anni, ma almeno 20 anni
di enormi sacrifici e di ridimensionamento drastico della qualità di vita prima
di poter vedere la luce in fondo al tunnel? Nell’ERF c’è la parola Redemption
(REDENZIONE). Scrive Claudio Messora nel suo famoso blog Byoblu, con molta
ironia: “L’idea è che, siccome siamo stati cattivi, ora dobbiamo essere
redenti, come se ci fosse poi un unto del Signore in grado di confessare gli
Stati e comminare il giusto numero di Ave Marie economiche”. Forse l’ex
Presidente Cossiga, quando diceva che :”l’organizzazione politica più
antidemocratica che esiste oggi al mondo è l’Unione Europea”, non aveva tutti i
torti! Il proposito di ridiscutere tutti i Trattati Europei avrebbe dovuto
essere l’impegno elettorale principale di tutte le forze politiche, mentre l’ho
visto sollevato solo da alcuni leader illuminati. Tra questi c’è Storace, che
già aveva sollevato l’inquietante problematica del signoraggio bancario.